La mia piccola Valentina porta il nome di una cugina di mio marito, amatissima da tutta la famiglia e scomparsa proprio per la fibrosi cistica, prima che la “nostra” Valentina venisse al mondo. Per leggerezza, per ignoranza, non abbiamo mai fatto il test del portatore.
Il nostro primo figlio è nato sano. Pensammo che in futuro avremmo dovuto fare il test, ma la felicità, poi la casa nuova, il trasloco e la vita… ti travolgono. Così quando sono rimasta incinta la seconda volta non avevamo comunque indagato questa possibilità. A quel punto, io personalmente non avrei mai contemplato la scelta di un’interruzione di gravidanza, quindi ho preferito non approfondire e arrivare serenamente alla nascita. Una volta fatto il prelievo dello screening neonatale, un’angoscia subdola, premonitrice, ha iniziato a disturbarmi. Tre settimane dopo, la chiamata dall’ospedale e due giorni dopo, a Verona, la tremenda conferma con il test del sudore.
Sono piombata in un baratro indicibile, ho cercato aiuto e ho imparato faticosamente quello che dovrebbe essere naturale per una mamma: affezionarsi alla propria bimba, senza che la paura di perderla ostacolasse un sentimento così puro e primordiale. Oggi, con fatica ma in modo deciso, racconto la mia storia per fare informazione e raccogliere fondi a sostegno della Ricerca di una cura per tutti.